Analisi della fattibilità di introduzione di sistemi di riscaldamento a pellet di legno in un contesto montano

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In gran parte della montagna alpina il riscaldamento domestico nelle abitazioni residenziali è basato su impianti alimentati a legna spaccata. Solo di recente è iniziata l’introduzione di impianti di riscaldamento (di tipo famigliare o di tipo consortile) alimentati a cippato di legno. Modesto è il ricorso ad altri combustibili quali il gasolio e il gas metano; quest’ultimo è impiegato per il riscaldamento dell’acqua sanitaria e per il riscaldamento domestico nelle abitazioni per vacanza.
In questo scenario va considerato il crescente interesse che sta destando l’impiego del pellet di legno: si tratta di un combustibile di legno densificato che garantisce una notevole fluidità, elemento questo fondamentale per l’automazione del processo di combustione, sia nella fase di accensione sia in quella di combustione vera e propria. Inoltre lo sviluppo della tecnologia dei dispositivi di combustione (stufe e caldaie) assicura un accurato controllo dei parametri di combustione limitando le emissioni in atmosfera. Infine, anche la gestione dei dispositivi può avvenire a distanza, via Internet tramite smartphone, tablet e PC, assimilando in questo le stufe e le caldaie a pellet con quelle alimentate a gas metano.
Va considerato che la produzione di pellet di legno può avvenire utilizzando impianti a scala diversa: da impianti di tipo industriale, con produttività di 4500-6000 kg/h, a impianti di tipo aziendale, con produttività di 300-450 kg/h.
Sulla base di queste considerazioni appare interessante analizzare la fattibilità dell’introduzione di sistemi di riscaldamento a pellet in un determinato contesto montano, verificando anche l’opportunità di realizzare un impianto di pellettatura alimentato da materiale legnoso reperibile nel medesimo ambito.

Una corretta valutazione della fattibilità dell’introduzione di sistemi di riscaldamento a pellet in questi contesti, non può non tener conto di tre aspetti importanti: quello economico, sociale e di mercato.
Per quanto riguarda quello economico la valutazione di fattibilità deve essere fatta prescindendo da ogni forma di agevolazione fiscale o tariffaria. Le tariffe incentivanti entrate in vigore nel nostro paese per sostenere l’uso di risorse rinnovabili (in particolar modo il fotovoltaico e biomasse) per la produzione di energia, mantenute forzosamente elevate per molti anni, sono risultate spesso fonte di distorsione rispetto ai reali livelli di competitività di alcuni mercati. Questa competitività, chiamata Grid Parity, è definita come il punto d’incontro tra prezzo/costo dell’energia prodotta con fonti tradizionali e il costo unitario di produzione dell’energia con un impianto che usa una fonte rinnovabile. La Grid Parity, che sta acquisendo sempre maggiore attenzione fra gli operatori
del settore, è considerata il momento opportuno per un investimento cost-neutral e rappresenta la fase finale dell’espansione di una tecnologia. In realtà, tale approccio fornisce una visione solo parziale del problema. Un’analisi di break-even, come quella della Grid Parity, non prende in considerazione alcuni aspetti importanti relativi alla scelta di abbandonare una tecnologia in uso per una nuova tecnologia. Tra questi, il grado di irreversibilità della scelta a fronte di un esborso di capitale “dedicato” e la dinamica incerta delle variabili coinvolte nella decisione. In particolare, il rapporto fra il prezzo dell’energia prodotta con fonti tradizionali e i prezzi degli input che concorrono a determinare il costo unitario di produzione da fonte rinnovabile. Nel caso oggetto di studio, il rapporto del prezzo delle fonti tradizionali (gas metano) e il prezzo di mercato del pellet o il costo di produzione dello stesso nel caso si preveda la costruzione di un impianto di pellettatura.
Relativamente al secondo e terzo aspetto, lo sviluppo di misure di politiche ambientali efficienti implica una dettagliata conoscenza della domanda di mercato. Al riguardo, diviene cruciale comprendere i processi decisionali e i determinanti delle scelte dei proprietari di immobili. Ciò significa analizzare l'eterogeneità delle tipologie di proprietari, che varia in relazione a numerosi fattori, quali, ad esempio, disponibilità finanziaria, caratteristiche delle abitazioni, variabilità delle preferenze rispetto a diverse fonti di energia rinnovabile. La disponibilità di simili informazioni consente anche di porre in essere misure di politica ambientale mirate ed adeguate in termini di entità del sussidio che viene erogato per l'azione specifica.
Studi recenti in letteratura internazionale (Scarpa et al., 2011; Rouvinen e Matero, 2013) hanno confrontato la disponibilità ad adottare sistemi di generazione di energia da fonti rinnovabili, quali solare termico, fotovoltaico, caldaie a biomassa e pellet. Le analisi hanno consentito di delineare le preferenze della popolazione e di quantificare la disponibilità monetaria ad investire (disponibilità a pagare) nelle singole tecnologie. In aggiunta, sono state stimate le disponibilità a pagare per importanti elementi decisionali di natura sia tecnica che gestionale, quali costi di investimento iniziali e di gestione, impegno e difficoltà di gestione, lunghezza dei contratti di fornitura del combustibile. Tali metodologie sono particolarmente utili per comprendere se la disponibilità a pagare espressa dal privato è in grado di coprire i costi di investimento ed, eventualmente delineare lo spazio di negoziazione che potrebbe essere coperto dall'intervento dell'istituzione pubblica, attraverso una corretta individuazione di un incentivo.

PUBBLICAZIONI:

-Franceschinis C, Thiene M., (2020) Investigating determinants of choice and predicting market shares of renewable-based heating systems under alternative policy scenarios, Bio-based and Applied Economics, 9(3), 225-240.
-Franceschinis C., Thiene M., Scarpa R, Rose J., Moretto M., Cavalli R., (2017), Adoption of renewable heating systems: An empirical test of the diffusion of innovation theory, Energy, 125, 313-326.