Il Centro Levi Cases presentato dal suo Direttore, Alberto Bertucco
– Come nasce, e con che scopo, il Centro Levi Cases?
Il Centro Levi Cases nasce nel 1969 grazie ad un lascito a favore dell’Università di Padova da parte dell’Ing. Giorgio Levi Cases, finalizzato per volontà del donatore alla costituzione di un Istituto di Economia e Tecnica dell’Energia. L‘Università ha accettato il lascito e si è impegnata formalmente in tal senso. Il contesto in cui viene fondato il Centro è quello della grave crisi petrolifera dei primi anni ’70, ma l’importanza dei temi energetici e l’urgenza di dare una risposta alla richiesta di energia per sostenere lo sviluppo economico mondiale rendono attualissimo il ruolo di un centro di questo tipo, unico nel suo genere a livello italiano. Nonostante gli scienziati ne parlino da anni, solo di recente è diventato di stringente attualità il problema del riscaldamento globale causato dal crescente consumo dei combustibili fossili. Anche per questo l’attenzione del Levi Cases si concentra sempre più sulle fonti di energia ecosostenibili. A seguito della riforma dell’Università (legge Gelmini), all’inizio del 2011 cambia anche la forma giuridica del Levi Cases, che diventa un Centro Interdipartimentale.
– Quali attività di ricerca sta portando avanti?
Ho assunto la direzione del Centro a dicembre 2013 e ho subito cercato di impegnare le risorse disponibili (la rendita del lascito è di circa 300.000 euro l’anno) per sostenere economicamente attività di ricerca nel campo delle energie rinnovabili, promuovendo l’attribuzione di borse di ricerca a giovani dottorandi e post-doc che lavorino a progetti in questo ambito. Ho trovato nei componenti del Consiglio Direttivo, che appartengono a 11 Dipartimenti diversi dell’Università di Padova, un’ottima condivisione di questa linea operativa. Negli ultimi otto anni, grazie al loro contributo ed entusiasmo, il Levi Cases ha distribuito finanziamenti per un totale di più di 1.900.000 euro, che hanno prodotto ottimi risultati in termini di avanzamento della ricerca scientifica sui temi dell’energia: fra gli altri, ricordo l‘avvio di un Osservatorio sulla Povertà Energetica, la ricerca che ha portato al documento “Veneto 100% rinnovabile”, il progetto NEBULE per la progettazione di isole energetiche, gli studi scientifici e tecnologici d’avanguardia sull’accumulo elettrochimico. Inoltre il Levi Cases è un richiamo per enti pubblici e privati operanti nel settore, che hanno affidato al Centro incarichi di studio a titolo oneroso (per un totale di circa 2 milioni di euro). Nel luglio 2017, in occasione dell’inizio del mio secondo mandato come direttore, ho proposto al Consiglio Direttivo di focalizzare l’attenzione del Levi Cases sul tema della transizione energetica verso le energie rinnovabili. Oltre alle attività di ricerca, dal 2014 il Levi Cases ha inoltre organizzato incontri, dibattiti, workshop, e tavole rotonde di tipo scientifico-divulgativo sugli argomenti energetici più attuali (35 eventi in totale). È intenzione del Centro continuare a impegnarsi su comunicazione e divulgazione dei temi della transizione energetica.
– In che modo viene trattato il tema della Transizione Energetica al Centro Levi Cases?
Il Centro Levi Cases ha individuato nove macro-argomenti all’interno dei quali vengono considerati ed eventualmente finanziati in varie forme le proposte di progetti di ricerca. Essi sono:
- Raccolta e conversione dell’energia solare
- Sistemi di accumulo energetico
- Mobilità e biocarburanti
- Tecnologie per il risparmio energetico
- Smart grids, isole e comunità energetiche
- Cattura e deposito permanente di CO2 (CCUS)
- Mercati energetici e regolamentazione
- Valutazione economica delle risorse ambientali ed energetiche
- Scenari energetici e Politiche Energetico ambientali
All’interno di queste tematiche l’approccio è sempre interdisciplinare e trasversale, e l’interesse del Centro si focalizza sugli aspetti volti a favorire il processo di Transizione Energetica che è già in atto. Le linee lungo le quali ci muoviamo sono chiarissime. Le tecnologie dell’eolico e del fotovoltaico sono già disponibili, ed assicurano costi di produzione dell’energia in costante calo, e già da ora sensibilmente inferiori a quelli delle fonti tradizionali. Conviene puntare prima di tutto su queste, anche se altre fonti rinnovabili possono dare il loro contributo. Inoltre siamo convinti che la transizione non sia soltanto una questione tecnologica, e tante altre discipline, come ad esempio economia, finanza, sociologia, psicologia, sono essenziali per comprenderla e realizzarla entro i tempi previsti (2050).
– Lei in particolare di cosa si occupa?
Date le mie competenze (sono ingegnere chimico) sto cercando di dare un contributo a risolvere il problema della riduzione della concentrazione di CO2 in atmosfera, e con il mio gruppo di ricerca stiamo lavorando a processi di fissazione biologica del carbonio che siano sufficientemente veloci per diventare significativi su larga scala in tempi brevi.
– Cosa ne pensa il Levi Cases degli obiettivi energetici europei al 2050?
Noi riteniamo che la strada maestra sia quella di investire nello sviluppo delle fonti rinnovabili eliminando fin d’ora i finanziamenti per lo sfruttamento e per la ricerca di nuovi giacimenti di carbone, petrolio e gas naturale. A metà luglio abbiamo anche ospitato la presentazione del rapporto IRENA 2021, che è proprio su questa linea. Di conseguenza il Centro Levi Cases lavora principalmente su progetti di ricerca che si inseriscono nell’alveo tracciato dagli obiettivi energetici fissati in sede europea che, pur essendo assai ambiziosi, appaiono irrinunciabili per contemperare le esigenze dello sviluppo economico con quelle della conservazione della nostra vita sulla Terra.